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Lavoisier - Traité élémentaire de chimie - Lettura | 43m

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1. Il metodo e la riforma della chimica: tra linguaggio, esperienza e rigore scientifico

L’arte di nominare come fondamento di una scienza esatta.

Il blocco definisce il progetto di Lavoisier per una chimica rinnovata, in cui «le langues sont de véritables méthodes analytiques» e «l’art de raisonner se réduit à une langue bien faite». L’autore espone l’indissolubile legame tra nomenclatura, idee e fatti sperimentali, sostenendo che «on ne peut perfectionner le langage sans perfectionner la science, ni la science sans le langage». La critica ai pregiudizi ereditati dalla tradizione (come la teoria dei quattro elementi) si accompagna alla proposta di un metodo basato su «l’enchaînement naturel des expériences», con un ordine didattico che parte «du connu à l’inconnu» per evitare le «suppositions transmises d’âge en âge» diventate «vérités fondamentales» per mera autorità. Emergono temi minori come la difficoltà di insegnare una scienza ancora incompleta («des lacunes nombreuses qui interrompent la série des faits»), la necessità di classificare le sostanze con nomi composti che riflettano la loro struttura («noms composés comme le sont les substances elles-mêmes»), e la rinuncia a trattare le affinità chimiche per mancanza di dati certi («les données principales manquent»). La riforma si estende anche alla pratica sperimentale, con una terza parte dell’opera dedicata a «toutes les opérations relatives à la Chimie moderne», spesso trascurate nei trattati precedenti.


2. Teoria del calorico e stati della materia: equilibrio, trasformazioni e proprietà dei fluidi aériformi

L’equilibrio dinamico tra forze attrattive e repulsive come fondamento degli stati solido, liquido e gassoso, con particolare attenzione al ruolo del calorico come agente di trasformazione e alla sua natura ambigua tra materia e principio astratto.

Il testo delinea un sistema in cui i corpi sono soggetti a due forze opposte: l’“attrazione” che “tend[e] a riunir[e]” le molecole e la “forza répulsive” del “calorico”, un “fluido éminemment élastique” che “s’insinue à travers les molécules de tous les corps”. Questo equilibrio determina lo stato fisico: “tant que l’attraction est victorieuse, le corps demeure dans l’état solide”; quando invece “la chaleur a tellement écarté les unes des autres les molécules”, il “cesse d’être un solide” e passa allo stato liquido o “aériforme”. L’“eau” diventa esempio paradigmatico: “au-dessous de zéro” è “glace”, “au-dessus de 80 degrés” si trasforma in “vapeur”, dimostrando come “tous les corps de la Nature” seguano “le rapport qui existe entre la force attractive [...] et la force répulsive du calorique”.

Emergono temi minori come la dipendenza dei fenomeni dalla “pression de l’atmosphère”, che “met obstacle à cet écartement” delle molecole, e la distinzione tra “calorique libre” (non combinato) e “calorique combiné” (integrato nella struttura dei corpi). La discussione si estende alla “capacité des corps pour contenir le calorique”, paragonata all’assorbimento d’acqua da parte di legni porosi, e alla “chaleur latente”, evidenziata dagli esperimenti di vaporizzazione sotto vuoto, dove “ce passage de l’état liquide à l’état aériforme est accompagné d’un refroidissement considérable”. Infine, si introduce il concetto di “gaz” come “fluides aériformes” in cui il calorico funge da “dissolvant”, aprendo a una classificazione delle “bases” gassose ancora poco conosciute.


3. Scomposizione e ricomposizione dell’aria: esperimenti con mercurio e ferro

L’osservazione sistematica della calcinatione del mercurio e della combustione del ferro come metodi per isolare, analizzare e ricostruire le componenti dell’aria atmosferica.


Sommario

Il blocco descrive una serie di esperimenti volti a dimostrare che l’aria è un composto eterogeneo, scomponibile in due „fluidi elastici di natura diversa e per così dire opposta“ (322). Il processo inizia con la calcinatione del mercurio in recipienti chiusi: dopo giorni di riscaldamento, sulla superficie del metallo si formano „parcelle rosse“ (308) — identificabili come „chaux de mercure“ (312) — mentre il volume dell’aria diminuisce di „un sesto“ (311) e il residuo gassoso diventa „incapace di sostenere la respirazione o la combustione“ (315), uccidendo animali e spegnendo fiamme „come se fossero immerse in acqua“. Le „45 grani“ (312) di polvere rossa, riscaldati nuovamente, rilasciano mercurio liquido (41,5 grani) e un „fluido elastico“ (317) che „sostiene la combustione con una vivacità che gli occhi faticano a sopportare“ (318), definito „air vital“ (320) o „eminentemente respirabile“ (320), in opposizione alla „mofète“ (322) residua.

L’autore sottolinea che la ricombinazione dei due gas — „42 pollici cubi di mofète“ e „8 pollici cubi di aria respirabile“ (323) — riproduce un’„aria simile a quella atmosferica“, confermando la sua natura binaria. Tuttavia, la proporzione esatta (27:73) resta incerta a causa di „ostacoli“ come „l’adesione dei due fluidi“ (326) e la „forza di affinità“ tra la base dell’aria vitale e il „calorico“ (326). La combustione del ferro, più energica di quella del mercurio, offre una dimostrazione alternativa: il metallo, infiammato in „aria pura“ (341), brucia „con luce bianca e brillante“ (350), aumentando di peso (da 100 a 135-136 grani“ — 362) mentre l’aria si riduce proporzionalmente. Il residuo gassoso, se l’aria iniziale era pura, „rimane altrettanto puro“ (372), ma la presenza di impurità (come carbonio nell’acciaio) altera i risultati.

Il testo accenna anche a fenomeni collaterali: il „degagement de calorique et de lumière“ (328), mascherato dalla lentezza della reazione o dal calore del forno; la „dissoluzione dell’acqua“ (381) nei gas, fonte di „errori“ sperimentali (383); e la necessità di „correzioni“ (367) per pressione e temperatura. Infine, si preannuncia una „nomenclatura“ (385) per sostituire le „perifrasi“ (386) come „parte respirabile/non respirabile“, senza però svilupparla nel blocco. Le esperienze, pur „sufficienti per un Trattato Elementare“ (380), lasciano aperte questioni sulla „proporzione esatta“ (327) e sui „mezzi di analisi“ (370) alternativi.


Note


4. Principi di nomenclatura chimica: formazione, classificazione e denominazione degli acidi

La nascita di un sistema razionale per la denominazione degli acidi tra teoria, osservazione empirica e compromessi terminologici.

Il blocco descrive la fondazione di un metodo sistematico per nominare gli acidi in base alla loro composizione, distinguendo tra principio acidificante (l’ossigeno) e base acidificabile (il radicale). Si illustra come la variazione delle proporzioni tra questi due elementi generi acidi con proprietà distinte, richiedendo una nomenclatura flessibile: terminazioni in «-eux» per i gradi inferiori di ossigenazione (es. «acido sulfureux»«acido solforoso»), in «-ique» per quelli superiori (es. «acido sulfurique»«acido solforico»), e l’aggiunta di «ossigenato» per casi eccezionali come l’«acide muriatique oxygéné» («acido muriatico ossigenato»). Il testo affronta inoltre le problema delle denominazioni storiche non coerenti con i principi scientifici (es. «acide vitriolique»«acido solforico»), giustificando le scelte terminologiche con esigenze di chiarezza didattica e continuità d’uso. Emergono temi minori come la difficoltà di identificare radicali sconosciuti (es. «base muriatique»), le metodi di estrazione degli acidi (distillazione con acido solforico), e le proprietà fisiche correlate ai gradi di ossigenazione (volatilità, solubilité, odore). La sezione si chiude con l’applicazione del sistema agli acidi derivati dal salnitro («acide nitreux» e «acide nitrique»), evidenziando come la terminologia rifletta sia la composizione chimica sia i compromessi con la tradizione.


5. Misurazione del calore nelle combustioni: esperimenti con fosforo, carbone, idrogeno e sostanze composte

Quantità di ghiaccio fuso, calore latente e bilanci energetici nelle reazioni con ossigeno

Il blocco documenta una serie di esperimenti volti a quantificare il calore («calorique») sprigionato durante la combustione di sostanze semplici (fosforo, carbone, idrogeno) e composte (cera, olio d’oliva), misurato tramite la fusione di ghiaccio in un apparato dedicato. Le osservazioni si concentrano su tre aspetti: la relazione tra massa della sostanza bruciata e ghiaccio fuso («Pour la combustion d'une livre de phosphore, 100 livres de glace»; «une livre de charbon en brûlant ne fait fondre que 96 livres 8 onces de glace»), il ruolo dell’ossigeno come vettore di calore («la quantité de calorique contenue dans une livre de gaz oxygène, est capable de faire fondre 66 livres 10 onces 5 gros 24 grains de glace»), e il calore residuo nei prodotti della combustione («il reste dans chaque livre d’eau, à zéro du thermomètre, une quantité de calorique égale à celle nécessaire pour fondre 12 liv. 5 onc. 2 gros 48 grains de glace»).

Emergono temi minori: l’influenza dello stato fisico dei prodotti (solido vs gassoso) sul bilancio termico («l’acide carbonique n’est point [...] dans l’état concret après la combustion, qu’il est au contraire dans l’état gazeux»), le approssimazioni metodologiche («on ne la suppose nulle que faute de la pouvoir évaluer»), e le discrepanze tra valori attesi e osservati («Le dégagement de calorique a donc été plus considérable [...] d’une quantité équivalente à 10,54554»), attribuite a errori sperimentali o a composizioni chimiche non ancora definite. Le tabelle riassuntive standardizzano i dati, mentre le note finali sottolineano la necessità di correzioni future («nous nous trouverons vraisemblablement obligés de faire des corrections, peut-être même assez considérables») e la natura provvisoria della scienza nascente («il est difficile [...] de ne pas commencer par des à-peu-près»).


Note

Riferimenti testuali
Unità di misura

6. Combinazioni chimiche e proprietà degli elementi: metalli, non-metalli e composti organici

Dalle leghe metalliche ai composti del carbonio, dell’idrogeno e dello zolfo: equilibri, affinità e trasformazioni nella materia vegetale e animale.

Il blocco descrive le proprietà delle combinazioni tra metalli e non-metalli, con particolare attenzione alle leghe, ai composti dello zolfo, del fosforo e del carbonio, nonché alle interazioni dell’idrogeno con altre sostanze. Si analizzano le differenze di fusibilità nei metalli, che influenzano la fragilità delle leghe, come nel caso del ferro: «les métaux alliés diffèrent beaucoup par leur degré de fusibilité» (762) e «le fer doit devenir cassant» (764) quando il viene riscaldato oltre una certa temperatura. Vengono introdotte denominazioni sistematiche per i composti, come «sulfures», «phosphures» (767) e «carbures» (768), distinguendo tra stati ossidati e non ossidati: «lorsqu’ils entrent dans des combinaisons sans s’être auparavant oxygénés, ils forment des sulfures, des phosphures & des carbures» (768).

Si esplorano poi le combinazioni dell’idrogeno con carbonio, zolfo e fosforo, che generano gas come «gaz hydrogène sulfuré» (772), noto per «son odeur infecte» (773), e «gaz hydrogène phosphoré» (774), capace di «s’enflammer spontanément» (774). Le huiles, composte da idrogeno e carbonio, vengono classificate in «fixes» o «volatiles» (776) a seconda delle proporzioni dei loro costituenti, con le prime che «contiennent un excès de carbone» (777) e le seconde che resistono alla decomposizione fino al punto di ebollizione dell’acqua. Si accenna inoltre alla possibilità, ancora incerta, che l’idrogeno si combini con metalli come ferro e zinco, sebbene «les petites portions de gaz hydrogène [...] proviennent de la décomposition de quelques molécules d’eau» (785).

Il testo prosegue con la decomposizione termica delle materie vegetali e animali, dove «l’équilibre est rompu» (866) dal calore: a basse temperature si formano «eau», «huile volatile» (867) e carbonio libero, mentre a temperature più elevate prevale la formazione di «acide carbonique» (868) e idrogeno gassoso. Le huiles animali, come «les huiles de Dippel» (876), si decompongono completamente in «eau & en charbon» (884) dopo ripetute distillazioni, confermando che «les principes [...] ne diffèrent que par la proportion» (805). Infine, si accenna alla fermentazione alcolica, dove il «sucre» (903), un «oxide à deux bases» (805), si trasforma in «acide carbonique + alkool» (899), dimostrando che «rien ne se crée [...] il n’y a que des changemens, des modifications» (897).


Note

(762-788) Trattazione delle leghe metalliche, dei composti binari e delle proprietà dell’idrogeno. (857-886) Decomposizione termica delle materie organiche e ruolo del calore nelle reazioni. (889-904) Fermentazione vineuse come esempio di trasformazione chimica controllata.


7. Analisi quantitativa della fermentazione vineuse: composizione, processi e prodotti

Processo di decomposizione controllata del succo zuccherino in alcol, anidride carbonica e residui, attraverso misurazioni precise di materie prime e risultati.


Sommario

Il blocco descrive un esperimento sistematico sulla fermentazione alcolica, partendo dalla “Eau 400 » » » Sucre 100 » » » Levure de biere” (916) e dalla scomposizione analitica dei suoi componenti: acqua (Hydrogène 61 1 2 71,40 / Oxygène 346 2 3 44,60), zucchero (Hydrogène 8 » » » Oxygène 64 » » » Carbone 28), lievito (Carbone 12 4 59,00 / Azote 5 2,94) (917). La miscela, pesata complessivamente 510 livres, viene sottoposta a fermentazione in un apparato che ne traccia “la qualité & la quantité des gaz” (927), con “dégagement abondant & rapide de gaz acide carbonique très-pur” (930) e formazione di “liqueur vineuse légèrement acide” (934) pesante 460 livres 11 onces. I prodotti finali, quantificati (35 livres 5 onces d’acide carbonique, 57 livres 11 onces d’alkool sec, 2 livres 8 onces d’acide acéteux) (938-942), dimostrano che “sur les cent livres de sucre […] 95 livres 14 onces” (949) si decompono in “esprit de vin, acide carbonique & acide acéteux” (950), senza che l’acqua si scinda, contrariamente a ipotesi precedenti (je supposois alors qu’il existoit de l’eau toute formée dans le sucre) (954). La fermentazione viene interpretata come “séparer en deux portions le sucre […] pour former de l’acide carbonique […] et l’alkool” (952), con l’ossigeno, l’idrogeno e il carbonio che passano da uno “état d’équilibre” (951) a combinazioni binarie. Il metodo, definito “équation algébrique” (957), permette di “rectifier l’expérience par le calcul” (958), offrendo un modello per analizzare “les substances végétales susceptibles de fermenter” (956).

Il testo accenna anche a un confronto con la “fermentation putride” (960), dove “la totalité de l’hydrogène se dissipe sous la forme de gaz hydrogène” (965) e i principi costituenti si liberano quasi interamente, eccetto “la terre du végétal” (966). L’azoto, assente nello zucchero ma presente in “matières animales” (970), accelera la putrefazione e genera “ammoniaque” (972), evidenziando differenze chiave nei meccanismi di decomposizione.


8. Sulla formazione dei sali neutri e sulle basi salificabili: dall’analisi delle ceneri vegetali ai metalli come agenti di combinazione

Trattato sistematico sulle proprietà chimiche delle basi (alkali, terre, metalli) e sulla loro capacità di generare sali neutri mediante combinazione con gli acidi. Si delinea il ruolo dell’ossigeno come elemento chiave nelle reazioni, con particolare attenzione ai processi di ossidazione metallica, alle affinità elettive tra sostanze e alle ipotesi sulla natura delle "terre" come possibili ossidi metallici irreducibili. Emergono inoltre riflessioni metodologiche sulla incompletezza delle conoscenze analitiche dell’epoca, pur nel quadro di una chimica in rapida evoluzione verso modelli esplicativi unitari.

Il sommario si apre con la descrizione delle basi salificabili derivate dal regno vegetale, a partire dalla potasse e dalla soude, ottenute rispettivamente dalle ceneri di piante terrestri e marine. Si evidenzia come queste sostanze, sebbene «la composition des matières animales n’est pas encore très-exactement connue» (989), vengano isolate tramite processi di lisciviazione e purificazione, con la potasse che «attire encore [l’humidité] de l’air avec une étonnante avidité» (1044) e la soude che «s’y desseche» (1054) perdendo acqua di cristallizzazione. L’ammoniaque, invece, viene caratterizzata come «composée d’environ 807 [parti] d’azote & de 193 d’hydrogène» (1060), sottolineando il suo stato gassoso a temperatura ambiente e la sua origine animale.

Si passa quindi alle terre (chaux, magnésie, baryte, allumina), la cui composizione «est absolument inconnue» (1066) ma che «ne fussent que des oxides métalliques, irréductibles» (1081), ipotesi avanzata in base alla loro affinità con l’ossigeno e alla somiglianza con i metalli ossidati. I metalli, elencati in una lista di diciassette elementi (dall’arsenico all’oro), sono analizzati come basi salificabili solo allo stato di ossidi: «les métaux ne sont point dissolubles dans les acides, mais seulement les oxides métalliques» (1105). La dissoluzione metallica è descritta come un processo dinamico, legato alla «décomposition de l’eau ou de l’acide» (1106), con fenomeni collaterali quali l’effervescenza«le dégagement de gaz» (1088) — e la formazione di gas specifici (ad esempio «gaz nitreux» (1109) o «acide sulfureux» (1111)) a seconda dell’acido impiegato.

Il testo si chiude con una classificazione degli acidi (sulfureo, fosforico, muriatico, acetico, ecc.), le cui «radicaux [...] ne sont que des oxides» (1141), e con una riflessione sulla «simplicité de moyens» (1110) con cui la natura genera varietà di composti. Pur «nous n’avons pas encore d’expériences exactes» (1005), si afferma che «toute cette partie de la chimie marche rapidement vers sa perfection» (1007), anticipando future conferme o smentite delle ipotesi correnti, come quella sulla «nature des radicaux» (1151) degli acidi organici.


Note


9. Nomenclatura sistematica degli acidi metallici e classificazione dei sali neutri

Sistema, terminologia e limiti della chimica ottocentesca tra basi salificabili, gradi di ossigenazione e combinazioni teoriche.


Sommario

Il blocco definisce un sistema di denominazione univoco per acidi e sali neutri, fondato su due principi: la distinzione tra “base acidificabile” (elemento specifico) e “principio acidificante” (ossigeno, comune a tutti), e l’uso di “terminazioni differenziate” per indicare i gradi di ossigenazione (“acido sulfureux” vs “acido sulfurique”). Le 48 voci iniziali (1174–1198) elencano acidi metallici abbinati ai rispettivi metalli (es. “Cobalt”/“Cuprique”, “Fer”/“Ferrique”), mentre le frasi successive (1199–1227) ne contestualizzano la rilevanza: “il numero degli acidi è di 48, compresi i 17 acidi metallici ancora poco noti”, ma “non si può pretendere di averli tutti scoperti”, data la “probabilità” che alcuni acidi vegetali, oggi considerati distinti, “rientrino gli uni negli altri”.

La classificazione prosegue con le 24 basi salificabili (3 alcali, 4 terre, 17 metalli), da cui derivano “1152 sali neutri teorici”, sebbene “non tutte le combinazioni saline concepite siano possibili”. Il metodo nominale si applica ai sali tramite “un nome comune per l’acide” (es. “sulfati”) “differenziato dalla base” (es. “sulfato di potassa”), estendendo la logica anche ai “sulfiti” per i gradi di ossigenazione minori. Il testo sottolinea l’urgenza di un sistema: “se si dessero nomi arbitrari a 500–600 sali, ne risulterebbe una confusione che nemmno la memoria più felice potrebbe districare”, mentre “ogni acide scoperto arricchisce la chimica di 24–48 sali nuovi”. Si accenna infine ai limiti pratici: “un lavoro immenso” avviato da “Bergman, Morveau, Kirwan”, ma “ancora mediocremente avanzato”, e all’invito ai giovani chimici a “fare bene piuttosto che molto”, evitando “progressi basati su esperienze non rigorose”.

Le frasi finali (1228–1257) introducono una “seconda parte” con 10 tabelle che riassumono: “sostanze semplici”, “radicali ossidabili”, “combinazioni con ossigeno, azoto, idrogeno, zolfo”, e “tutti i sali neutri”, integrando “osservazioni sui metodi per ottenerli”. Si cita esplicitamente il debito verso “M. de Morveau”, le cui “fonti” hanno evitato “la difficoltà di consultare opere straniere nelle lingue originali”.


10. Sostanze semplici e limiti della conoscenza chimica: metalli, terre e ipotesi sull’ossigeno

Elenco sistematico delle sostanze elementari note, con osservazioni sul loro stato di semplicità e sulle prospettive di decomposizione futura.


Didascalia

Metalli ossidabili, terre salificabili e il dibattito sulla natura composita delle basi: tra certezze analitiche e congetture sull’ossigeno come principio unificante.


Sommario

Il blocco elenca dapprima una serie di “sostanze semplici metalliche ossidabili e acidificabili” (1295), suddivise in elementi singoli ripetuti per conferma: “antimonio” (1296-1297), “argento” (1298-1299), “arsenico” (1300-1301), fino a “zinco” (1328-1329). Segue un secondo gruppo di “sostanze semplici salificabili terreose” (1330), tra cui “calce” (1331-1332), “magnesia” (1333-1334), “barite” (1335-1336) e “silice” (1339-1340), descritte come “terre vitrificabile”. Le “osservazioni sul tavolo delle sostanze semplici” (1341) introducono una riflessione metodologica: la chimica “ha per oggetto decomporle e esaminare separatamente le diverse sostanze” (1342), ma “non possiamo assicurare che ciò che oggi consideriamo semplice lo sia effettivamente” (1349). Si evidenzia il progresso storico, dalla convinzione che “l’olio e il sale fossero i principi dei corpi” (1344) alla scoperta che “gli acidi sono formati da un principio acidificante comune a tutti, l’ossigeno, e da un radicale particolare” (1345). Emergono dubbi sulla semplicità persino dei “radicali degli acidi” (1346) e delle “basi dei sali” (1347), mentre si ipotizza che “le terre potrebbero essere ossidi metallici già saturati di ossigeno” (1351), pur trattandosi di “una semplice congettura” (1352). La sezione si chiude distinguendo “verità di fatto” (1353) da ipotesi, escludendo esplicitamente “gli alcali fissi come potassa e soda” (1354) per la loro comprovata composizione.


Note

(1295) Traduzione implicita: “sostanze semplici metalliche ossidabili e acidificabili”. (1341) “OSSERVAZIONI sulla Tavola delle Sostanze semplici, o almeno di quelle che lo stato attuale delle nostre conoscenze ci obbliga a considerare come tali”. (1345) “le scoperte moderne hanno allargato i confini dell’analisi [...] gli acidi sono formati dalla combinazione di un principio acidificante comune a tutti, l’ossigeno, e di un radicale specifico”. (1351) “le terre, in questa ottica, sarebbero sostanze semplici, forse ossidi metallici ossigenati fino a un certo punto”.


11. Classificazione e proprietà dei radicali chimici: tra composizione elementare e nomenclatura storica

Elenco sistematico dei radicali organici e inorganici, con osservazioni sulla loro ossidabilità, origine vegetale o animale e limiti della conoscenza chimica dell’epoca.


Sommario

Il blocco definisce una tassonomia dei radicali chimici, suddivisi in base alla loro origine (“règne végétal”, “règne animal”) e composizione elementare. I radicali vegetali, elencati in sequenza (“radical pyro-ligneux”, “radical oxalique”, “radical acéteux” ecc.), sono descritti come “susceptibles d’être oxidés & acidifiés”, con una base comune di “hydrogène & carbone”, variabile solo per “la différence de proportion” e “le degré d’oxygénation”. Si sottolinea come “les huiles”, composte dagli stessi elementi, possano “se convertir d’abord en oxides, & ensuite en acides végétaux” mediante ossigenazione, sebbene persista incertezza su “si elles perdent auparavant une portion de leur hydrogène ou de leur carbone”.

I radicali animali, invece, includono “presque toujours l’azote & souvent le phosphore”, rendendoli “plus composés” rispetto a quelli vegetali, ma “il n’existe point encore de calculs exacts sur les quantités”. La nomenclatura adottata è provvisoria e empirica, derivata “de celui de la substance dont ils ont été tirés”, in attesa che “nos connoissances acquerront plus de certitude” e permettano una classificazione basata su “la proportion des deux bases”. Si accenna anche a un radicale minerale composto (“radical nitro-muriatique”), formato da “azote avec le radical muriatique”, mentre altri “acides composés” rimangono “beaucoup moins étudiés”.

Il testo chiude con osservazioni sulle combinazioni di luce e calore, definite “encore moins connues”: il “calorique” è descritto come onnipresente, capace di “remplir tous les intervalles” molecolari e di determinare “le passage des corps de l’état solide à l’état liquide”, mentre la “lumière” sembra “se combiner avec quelques parties des plantes”, influenzandone “la couleur verte des feuilles”. Si nota infine un parallelismo tra vegetali, animali e uomo, tutti soggetti a “étiement” in assenza di luce, “comme si” questa fosse “le flambeau de Prométhée” che “a répandu sur la surface de la terre l’organisation, le sentiment & la pensée”.


12. Classificazione sistematica degli ossidi e degli acidi derivati dall’ossigenazione progressiva di sostanze metalliche e non metalliche

Catalogo ragionato delle combinazioni binarie e ternarie dell’ossigeno con elementi semplici, ordinate per gradi di ossidazione e distinte in nomenclature storiche e moderne.


Sommario

Il blocco documenta una tassonomia metodica delle „combinazioni dell’ossigeno con le sostanze semplici metalliche“ e „non metalliche“, articolata in quattro „gradi d’ossigénation“ progressivi. Ogni sezione elenca gli elementi (ad es. „l’antimoine“, „le cuivre“, „le soufre“) e i loro prodotti di ossidazione, descrivendo „oxide“ (ossidi) e „chaux“ (idrossidi o ossidi basici) con attributi cromatici specifici: „oxide gris d’antimoine“, „chaux rouge brune de cuivre“, „oxide noir de fer“. Le denominazioni alternano „noms nouveaux“ a „noms anciens“ (es. „Ethiops martial“ per l’ossido nero di ferro, „Turbith minéral“ per l’ossido rosso di mercurio), segnalando anche lacune (Inconnu) o sinonimi tecnici (Massicot & minium per gli ossidi di piombo).

Nei gradi superiori, il focus si sposta sugli „acidi“ derivati: „acide sulfureux“ (da „le soufre“), „acide phosphorique“ (da „le phosphore“), „acide muriatique“ (dal „radical muriatique“), con varianti „oxigéné“ (iperossidate) nel quarto grado. Le sostanze metalliche generano „acidi“ corrispondenti (acide antimonique“, acide aurique“), spesso accompagnati da note storiche (Sel sédatif de Homberg per l’acido boracico) o applicazioni pratiche (Antimoine diaphorétique per l’ossido bianco di antimonio). La struttura riflette un tentativo di standardizzazione terminologica, evidenziando la transizione da una nomenclatura empirica (Ocre & rouille) a una sistematica (oxide jaune & rouge de fer).


Note

Gradi di ossigenazione
Elementi ricorrenti
Terminologia

13. L’ossigeno e le sue combinazioni binarie: dinamiche, metodi e proprietà reattive

Dall’atmosfera ai laboratori: come temperatura, affinità e stati di aggregazione governano l’ossidazione dei corpi semplici.

Il blocco descrive le proprietà fondamentali dell’ossigeno, elemento «una delle sostanze più abbondantemente diffuse in natura» che costituisce «quasi un terzo in peso della nostra atmosfera» e si trova sempre combinato, sia con «il calorico» che lo mantiene allo stato gassoso, sia con «circa due terzi in peso di azoto». L’ossidazione avviene quando «le molecole di un corpo non esercitano tra loro un’attrazione maggiore di quella che esercitano sull’ossigeno», condizione favorita dal calore, che «allontana le molecole le une dalle altre» riducendone la coesione interna. La temperatura necessaria varia: «per il piombo, il mercurio, lo stagno non è molto superiore a quella in cui viviamo», mentre «per il ferro, il rame [...] occorre un grado di calore piuttosto elevato», specie «quando l’ossidazione non è aiutata dall’umidità». La velocità del processo spazia dalla «combustione del fosforo nell’aria»«accompagnata da calore, luce e persino fiamma» — alla «lenta ossidazione del piombo e della maggior parte dei metalli», dove «il rilascio di calorico, e soprattutto di luce, non è percettibile».

Si illustrano poi metodi alternativi per ossidare le sostanze, evitando di esporle direttamente all’ossigeno atmosferico: si può usare «l’ossigeno unito a un metallo con cui ha poca affinità», come «l’ossido rosso di mercurio», dove «l’ossigeno vi aderisce molto poco» e si libera già «al calore che inizia a arrossare il vetro». Analogamente, «gli ossidi di manganese, piombo, argento e altri metalli» servono a «ossidare il carbone», che «combinato con ossigeno e calorico fuoriesce come gas acido carbonico», lasciando «il metallo puro e rivivificato». Altri agenti ossidanti sono «il nitrato di potassio o di soda» e «il muriato ossigenato di potassa», che però «devono essere maneggiati con estrema cautela» per «l’improvvisa liberazione di calorico» capace di provocare «detonazioni terribili a cui nulla resiste». Infine, la «via umida» sfrutta «l’acido nitrico», che «cede facilmente l’ossigeno a molti corpi con un lieve riscaldamento», o «l’acido muriatico ossigenato», seppur «non per tutte le operazioni». Il testo chiude classificando le «combinazioni binarie» (ossigeno + sostanza semplice) e accennando a quelle «ternarie» e «quaternarie», preannunciando una «nuova nomenclatura» per gli acidi derivati.


14. Catalogazione sistematica degli acidi organici e inorganici: tra scoperta, composizione e trasformazioni chimiche

Elenco ragionato di acidi vegetali, animali e minerali emersi dalla teoria ossigenista, con riferimenti alle basi radicali, ai gradi di ossidazione e alle interconversioni sperimentali.


Sommario

Il blocco documenta una classificazione metodica di acidi derivati da regni vegetale, animale e minerale, organizzati per denominazione, origine e proprietà chimiche. Le voci elencano acidi come «l’acido malico» (1714-1715), «l’acido citrico» (1717-1719) o «l’acido ossalico» (1729-1730), spesso accompagnati da note sulla loro scoperta tardiva («inconnu des anciens» 1716, 1744, 1753, 1759, 1762) o sulle fonti naturali («l’acido del limone» 1719, «l’acido del latte inacidito» 1750, «l’acido delle formiche» 1756). Emergono temi minori come la distinzione tra «radicali semplici» del regno minerale e «radicali composti» (idrogeno, carbonio, azoto, fosforo) tipici dei regni organici (1776), nonché la possibilità di «convertire quasi tutti gli acidi vegetali l’uno nell’altro» (1780) modificando proporzioni di carbonio, idrogeno o gradi di ossigenazione (1782-1783). Le osservazioni finali (1785-1788) mettono in dubbio l’ipotesi che «le olii siano la base dei radicali acidi», sottolineando l’incertezza sulla loro composizione esatta e il ruolo dell’ossigeno nelle combinazioni.

Il testo include anche riferimenti storici alla «nuova teoria sulla natura degli acidi» (1774), pubblicata dall’autore tra il 1776 e il 1778, che ha ampliato la conoscenza da «cinque o sei acidi» a «fino a trenta» (1774), aprendo una «nuova carriera in chimica». Le variabili che differenziano gli acidi—«numero dei principi acidificanti», «proporzione degli elementi» e «grado di ossigenazione» (1777-1779)—spiegano la diversità osservata in natura, mentre esperimenti citati (1781) confermano la trasformabilità degli acidi attraverso manipolazioni controllate. La sezione si chiude con una riflessione sulle «basi acidificabili» (1775) e sulla necessità di studiarne la suscettibilità all’ossigeno, collegando la discussione alle «combinazioni dell’ossigeno con radicali composti» (1771).


15. L’azoto e le sue combinazioni binarie: proprietà, nomenclatura e metodi di estrazione

Tabella sistematica delle reazioni con sostanze semplici, tra equilibri instabili e composti sconosciuti


Sommario

Il blocco descrive le proprietà chimiche dell’azoto, la sua tendenza a formare combinazioni binarie con altre sostanze semplici e i limiti conoscitivi dell’epoca. L’azoto è presentato come un elemento abbondante in natura, un des principes les plus abondamment répandus che demeure constamment dans l’état de gaz alle condizioni ambientali normali, resistendo a compressione e freddo. Le sue combinazioni con il calorique producono gaz azote, mentre con l’ossigeno generano oxides & acides nitreux & nitrique e con l’idrogeno l’ammoniaque. Vengono elencate sistematicamente le reazioni con carbonio („azoture de carbone”), fosforo („combinaison inconnue”), zolfo („gaz azotique sulfuré”), metalli („azotures métalliques”) e sostanze alcaline, molte delle quali ancora inconnues o solo ipotizzate („si elles sont découvertes un jour”).

La sezione include una nomenclature nouvelle che sostituisce termini obsoleti („air phlogistiqué”) con denominazioni standardizzate („gaz azote”), e illustra metodi pratici per isolare l’azoto: dall’assorbimento dell’ossigeno con sulfure de potasse alla détonation du nitre, fino alla decomposizione dell’ammoniaca con „oxides métalliques”. Si sottolinea il ruolo dell’azoto nei radicaux composés del regno animale, dove si lega a carbonio, idrogeno e fosforo, lié par une certaine portion d’oxygène. Le osservazioni concludono che, nonostante il n’y a pas long-tems que les combinaisons de l’azote sont connues, l’elemento è considerato simple & élémentaire per l’assenza di prove di decomposizione.


Riferimenti strutturali

Struttura della tabella
Metodi di estrazione (1850-1858)
  1. Assorbimento dell’ossigeno dall’aria con sulfure de potasse (1851).
  2. Dissoluzione di „matières animales” in „acide nitrique affoibli” (1853).
  3. Détonation du nitre con carbonio (1855).
  4. Decomposizione dell’ammoniaca con oxides métalliques (1857).
Osservazioni teoriche (1840-1849)

16. Studio sistematico delle combinazioni binarie dell’idrogeno e dello zolfo con le sostanze semplici

Esplorazione delle proprietà, delle affinità e delle reazioni chimiche tra idrogeno, zolfo e elementi metallici/non metallici, con osservazioni sulla nomenclatura, i metodi di estrazione e le controversie teoriche dell’epoca.


Sommario

Il blocco delinea un’analisi metodica delle combinazioni dell’idrogeno con una vasta gamma di elementi, partendo da una „nomenclatura nuova“ (1865) e da „risultati delle combinazioni“ (1864) che includono sia composti noti — come „gaz hydrogène“ (1868) o „eau“ (1873) — sia „combinazioni sconosciute“ (1875), la cui esistenza è mess in dubbio a causa „della grande affinità dell’idrogeno per il calorico“ (1880). L’idrogeno viene descritto come „uno dei principi dell’acqua“ (1929), „abbondantemente diffuso in natura“ (1930) e „impossibile da conoscere in stato concreto“ (1932) a causa della sua tendenza a legarsi istantaneamente al „calorico“ (1931). Le osservazioni pratiche spaziano dai metodi di estrazione — tramite „ferro rovente“ (1935) o „acido solforico diluito“ (1939) — alle „proprietà magnetiche alterate“ (1937) dei metalli ossidati, fino a confutazioni teoriche: l’ipotesi che l’idrogeno sia il „flogisto di Stahl“ (1942) viene scartata perché „non spiega i fenomeni della calcination e della combustione“ (1943), lasciando aperta la questione su „se calorico e luce provengano dal corpo che brucia o dall’ossigeno“ (1944).

La seconda parte si concentra sulle „combinazioni binarie dello zolfo non ossigenato“ (1948), elencando sistematicamente i „sulfuri“ (1963, 1968, 1972) e gli „acidi“ (1958, 1960) derivati dalla sua unione con metalli ( „sulfure d’argent“ 1975), non metalli ( „sulfure de phosphore“ 1968) e altre sostanze, talvolta „sconosciute“ (1964) o legate a „nomi antichi“ (1978, „orpimento, realgar“). Emergono temi minori come la „traduzione tra nomenclatura vecchia e nuova“ (1952), la „separazione degli acidi“ (1938) tramite assorbimento, e il ruolo dello zolfo in composti „crudi“ (1973) o „gassosi“ (1954). Le „osservazioni“ (1928) concludono sottolineando l’„abbondanza naturale“ (1930) di questi elementi e le „controversie non risolte“ (1946) sulla loro interpretazione chimica.


Note

Riferimenti testuali

17. Sostanze semplici e loro combinazioni con lo zolfo, il fosforo e il carbone

Sistematizzazione delle combinazioni binarie tra sostanze semplici e zolfo, fosforo, carbone.

Il blocco di testo descrive le combinazioni chimiche tra lo zolfo, il fosforo e il carbone con una vasta gamma di sostanze semplici, tra cui metalli, terre, alcali e altre basi salificabili. Le frasi elencano i nomi delle sostanze, i risultati delle combinazioni e la nomenclatura aggiornata, con osservazioni sulle proprietà e i metodi di preparazione. Il testo si concentra sulla tendenza di queste sostanze a formare composti binari, evidenziando come lo zolfo, il fosforo e il carbone si combinino con ossigeno, idrogeno, azoto e altri elementi per formare acidi, sulfuri, fosfuri e carburi. Vengono inoltre descritte le affinità chimiche e le condizioni necessarie per ottenere questi composti, come la temperatura, la presenza di ossigeno o altri catalizzatori.

Il sommario evidenzia come il testo sia una raccolta sistematica di dati sperimentali, con particolare attenzione alla nomenclatura chimica dell'epoca. Vengono citate osservazioni su come “il zolfo è una delle sostanze combustibili che ha la più grande tendenza alla combinazione” (2034) e “il fosforo è una sostanza combustibile semplice, la cui esistenza era sfuggita alle ricerche degli antichi chimici” (2110). Il blocco include anche riferimenti a metodi di estrazione e purificazione, come “per ottenere il fosforo contenuto nelle materie vegetali o animali, non occorre che riscaldarle a un grado di fuoco dapprima moderato e poi molto forte” (2200). Il tema minore riguarda le difficoltà nella decomposizione di alcune sostanze, come “nessuna esperienza ci ha indicato finora la possibilità di decomporre il carbone” (2198).


18. Strumenti e metodi per la misurazione in chimica: pesi, volumi e precisione sperimentale

Sezione dedicata alla descrizione sistematica degli apparati, delle procedure e delle unità di misura essenziali per condurre esperimenti chimici con rigore, con particolare attenzione alla standardizzazione dei pesi, alla pesatura idrostatica e agli strumenti pneumato-chimici.


Il blocco tratta la necessità di definire strumenti e metodi precisi per garantire riproducibilità e accuratezza in chimica, suddividendo l’argomento in tre ambiti principali: la misurazione del peso assoluto dei corpi (attraverso bilance di varia sensibilità e unità decimalizzate), la determinazione della pesanteur spécifique (con bilance idrostatiche, pèse-liqueurs e correzioni per volumi), e la gazometria (misura di gas mediante apparati pneumato-chimici). Viene sottolineata l’inadeguatezza delle unità tradizionali (peu importe [...] qu’ils ayent employé une quantité A ou une quantité B), proponendo invece un sistema decimale universale per avoir véritablement [...] un langage universel (4578). Si descrivono poi strumenti specializzati: bilance di Fortin e Ramsden per pesate di alta precisione (jusqu’à un demi-grain, 4612), pèse-liqueurs in metallo o vetro per liquidi (lesté pour l’esprit-de-vin, 4651), e la cuve pneumatica di Priestley (devenu indispensable, 4661), con dettagli costruttivi (doppio fondo in piombo, cloches rovesciabili). Emergono temi minori come la critica alla frammentazione delle unità di misura (la livre differe d’un royaume à un autre, 4571), l’importanza della taratura (vérifier souvent les poids, 4621) e la distinzione tra operazioni meccaniche (trituration, tamisage, 4616) e chimiche (dissolution, fusion, 4616). La sezione si chiude con l’annuncio di approfondimenti su la mesure des gaz (4655), sottolineando il carattere innovativo degli apparati descritti (ne se trouvant nulle part, 4655).


Note

Riferimenti impliciti

19. Dimensionamento e gestione degli apparati sperimentali in laboratorio chimico

Dalle vasche d’acqua ai serbatoi di mercurio: criteri pratici per l’allestimento di un laboratorio efficiente

Il blocco definisce le specifiche tecniche e le esigenze operative per la progettazione e l’uso di apparati sperimentali in chimica, con focus su vasche d’acqua e serbatoi di mercurio. Si sottolinea la necessità di dimensioni adeguate: la vasca principale deve contenere «quattro piedi cubi d’acqua» con una «superficie della tavola di quattordici piedi quadrati», pur rivelandosi talvolta insufficiente, tanto che «mi capita spesso di mancare di spazio». L’autore raccomanda di «costruire questi apparati molto grandi» se lo spazio lo consente, integrandoli con «vasche più piccole e portatili» per «far procedere più esperimenti contemporaneamente» e per operazioni che «sporcano l’acqua dell’apparato».

Si confrontano materiali e soluzioni costruttive: le «tinozze di legno o i mastelli cerchiati di ferro» sono economici ma soggetti a «fessurazioni» e «perdite» se il livello dell’acqua non è costante; si preferiscono invece «casse di legno foderate di rame o piombo» o, per il mercurio, il «marmo», «assolutamente impermeabile» e privo dei rischi di «rottura» tipici del «vetro, della maiolica e della porcellana». Gli strumenti ausiliari includono «campane di cristallo» e «eudiometri» per la raccolta dei gas, mentre per il mercurio si adottano «vasche di marmo» con «solchi profondi» e «sistemi di chiusura» per contenere «gas assorbibili dall’acqua», come quelli prodotti «in tutte le combustioni, eccetto quella dei metalli». La scelta di «due vasche di marmo di grandezze diverse» garantisce un «serbatoio sicuro» e la flessibilità operativa.


20. Struttura e funzionamento del gazomètre a campana immersa: meccanismi di regolazione e misurazione

Apparecchiatura per la produzione e il controllo di gas compressi mediante equilibrio idrostatico e correzioni meccaniche.

Il blocco descrive un dispositivo (gazomètre) composto da una campana di rame A immersa in un vaso cilindrico LMNO riempito d’acqua, sospesa tramite un étrier e una catena a piastre per evitare allungamenti. La campana, aperta inferiormente e chiusa superiormente da una calotta con rubinetto g, contiene aria o gas la cui pressione è regolabile tramite pesi di piombo posizionati in appositi vani alla base e un sistema di tubi (st, xy, mm, nn, oo, pp) che collegano l’interno a valvole esterne. La pression viene misurata con un sifone di vetro (19-23) e un tubo graduato (16-18), mentre un termometro (24-25) rileva la temperatura del gas. Per compensare la perdita di peso della campana durante l’immersione — che altererebbe la densità del gas erogato — una lentiglia di piombo (28) scorre lungo un’asta quadrata (26-27) fissata a un leviere DE, variando la pression in base all’inclinazione. Le quantità di gas sono misurate tramite un limbo graduato (lm) con nonio (30) sul leviere, mentre dettagli costruttivi (catene, rulli in cristallo di rocca, staffe di fissaggio) ottimizzano precisione e stabilità. Il testo include anche la procedura operativa: riempimento del vaso, taratura della lentiglia, trasferimento del gas in una bottiglia campione tramite il tubo 7-11 e la cloche V, con registrazione sistematica dei dati.

Il sistema integra principi idrostatici („l’eau dans cette supposition sera au même niveau en-dedans & au-dehors de la cloche“), correzioni meccaniche („la lentille 28 [...] augmente sa pression“) e strumenti di misura („la différence de hauteur [...] donne exactement la mesure de la différence de pression“) per garantire costanza nella densità del gas, evitando calcoli complessi. Vengono menzionati miglioramenti ipotetici („je desirerois que la calotte fût beaucoup plus surbaissée“) e soluzioni a problemi pratici, come l’uso di catene indeformabili o contatti in cristallo di rocca per ridurre attriti. L’apparecchio è pensato per applicazioni chimiche („combustions, combinaisons ou autres opérations“), con enfasi sulla riproducibilità delle condizioni sperimentali.


21. Procedimenti di misurazione dei gas: dal gazometro agli apparati pneumato-chimici

Tra precisione costruttiva e adattamenti pratici per la quantificazione dei volumi gassosi

Sommario

Il blocco descrive metodi per misurare i volumi di gas, partendo dall’uso del gazometro — uno strumento précieux par le grand nombre des applications (4818; „prezioso per l’elevato numero di applicazioni“) ma „trop compliqué & trop cher“ (4824; „troppo complicato e costoso“) — fino a soluzioni alternative più accessibili. Si dettagliano operazioni di taratura della campana „A“ mediante riempimenti successivi di bottiglie (on remplit une seconde, une troisième, &c. 4813; „si riempie una seconda, una terza, e così via“), con attenzione alla „scrupuleuse attention“ (4814; „scrupolosa attenzione“) necessaria per evitare errori di valutazione. La forma cilindrica della campana è preferita „afin d’éviter les évaluations & les calculs“ (4815; „per evitare stime e calcoli“), mentre la costruzione dello strumento, affidata a „M. Meignié le jeune“, è lodata per „exactitude & une intelligence rares“ (4817; „precisione e intelligenza rare“). Si sottolinea però la necessità di „instrumens & des appareils dispendieux“ (4820; „strumenti e apparati costosi“) come conseguenza del progresso chimico, pur auspicando semplificazioni che non compromettano „leur exactitude“ (4820; „la loro precisione“).

Per esperimenti correnti, si adottano „moyens plus simples“ (4825; „mezzi più semplici“), come gli apparati pneumato-chimici a „eau & au mercure“ (4827; „acqua e mercurio“), dove il volume del gas residuo in una campana viene misurato marcando il livello del liquido con „bandes de papier“ (4831; „strisce di carta“) su più punti per evitare incertezze (il en faut au moins trois ou même quatre 4832; „ne servono almeno tre o anche quattro“). La procedura prevede la sostituzione del mercurio con acqua tramite una bottiglia rovesciata (on en fait sortir l’eau qui s’élève au-dessus de la colonne de mercure 4834; „si fa uscire l’acqua che sale al di sopra della colonna di mercurio“), quindi il trasferimento del gas in una campana graduata per la lettura finale. Le operazioni richiedono accorgimenti pratici, come l’uso di „une assiète ou un vase quelconque très-plat“ (4836; „un piatto o un recipiente qualsiasi molto piatto“) per spostare la campana senza disperdere il contenuto.


22. Procedura per la graduazione delle campane e la misurazione dei volumi gassosi: metodi, strumenti e correzioni

Metodi empirici per calibrare campane di vetro e determinare volumi di gas mediante trasposizione, pesatura e graduazione, con indicazioni su errori sistematici e accorgimenti operativi.


Sommario

Il blocco descrive un procedimento sistematico per misurare il volume di un gas tramite due metodi alternativi: il primo basato sulla "pesatura dell’acqua versata fino a marche prestabilite" («on pèse cette eau, & de son poids on en conclut le volume»), il secondo sulla graduazione diretta di una campana di cristallo immersa in una vasca. La campana, riempita d’acqua e posizionata su una "tablette ABCD" a livello costante per evitare errori, viene calibrata usando una "bottiglia di riferimento" contenente un volume noto («6 once 3 gros 61 grains d’eau, ce qui répond à 10 pouces cubiques»). Il processo richiede di "mantenere temperatura costante" tra campana, bottiglia e acqua della vasca («il est important [...] que cette température diffère peu»), evitando contatti manuali prolungati che potrebbero alterare i risultati. Le marche vengono incise ogni 10 pollici cubi con una "pointe de diamant", mentre per i tubi al mercurio si adottano suddivisioni più finì («de pouce en pouce & même de dixièmes»).

Il testo accenna a correzioni necessarie legate alla "differenza di livello" tra fluido interno ed esterno alla campana quando si usa il metodo della pesatura («une correction de plus à faire pour la différence des niveaux»), mentre il metodo della graduazione elimina questo errore ma non quelli dovuti a "pressione e temperatura" («il ne dispense pas des corrections relatives à la hauteur du baromètre & du thermomètre»). In chiusura, si preannuncia una sezione dedicata alla separazione di miscele gassose mediante assorbimento selettivo in acqua, citando esemplificativamente il "gaz acide muriatique" (cloruro di idrogeno) e il "gaz acide sulfureux" (anidride solforosa), "absorbés en grande quantité" dal liquido.


23. Metodi sperimentali per l’analisi e la misurazione dei gas: identificazione, correzioni e pesatura

Procedure sistematiche per riconoscere la natura dei gas, correggere i volumi in base a pressione e temperatura, e determinarne il peso assoluto mediante apparati pneumato-chimici.


Sommario

Il blocco descrive un protocollo analitico per caratterizzare i gas attraverso osservazioni qualitative (reazioni alla fiamma, combustione, assorbimento) e misure quantitative (volumi, pressioni, pesi). Si articola in tre fasi principali: identificazione preliminare, correzioni strumentali e determinazione ponderale.

L’identificazione si basa su test empirici: un gas che „non spegne una candela accesa“ (4877) contiene ossigeno, mentre se „la fiamma si spegne“ (4878) prevale azoto; l’idrogeno „brucia con fiamma bianca“ (4879) o „blu“ (indicando presenza di carbonio), oppure „detona“ (miscela con ossigeno). L’„assorbimento da parte di solfuro di potassio“ (4883) isola l’ossigeno dall’azoto, mentre l’„uso dell’eudiometro“ (4884) quantifica l’idrogeno tramite detonazioni successive con ossigeno, rivelando eventuali „acidi carbonici“ (4885) non assorbiti. Si ammette che „queste conoscenze preliminari […] non bastano per determinare le proporzioni“ (4881), servendo solo a indirizzare „gli sforzi“ (4882) verso analisi più precise.

Le correzioni dei volumi tengono conto della „compressibilità dei fluidi elastici“ (4893), proporzionale ai „pesi“ (4895) che li caricano (legge verificata con „sifoni a mercurio“ (4910-4911) e „esperienze sulle montagne“ (4913)). Si distinguono due tipologie di aggiustamento: una per „la variazione del barometro“ (4915) — ad esempio, „100 pollici di gas a 28,5 pollici“ (4917) diventano „101,786 pollici a 28“ (4920) — e una per „la colonna di liquido“ (mercurio o acqua) nelle „campane“ (4926). La pression effettiva si calcola sottraendo „la differenza di livello“ (4930) (es.: „27,5 pollici – 6 pollici = 21,5 pollici“ (4930)). Per l’acqua, si converte „in altezza equivalente di mercurio“ (4940) usando un „fattore 13,5681“ (4940).

La pesatura assoluta richiede un „pallone di mezzo piede cubo“ (4986) riempito di gas dopo averne misurato „la capacità“ (4991) e „il vuoto residuo“ (5004). Il peso si ottiene „sottraendo il peso del pallone vuoto“ (4999) e „correggendo per pressione e temperatura“ (5002), con „tavole logaritmiche“ (4956) per semplificare i calcoli. Si sottolinea che „l’analisi dei gas è un’arte“ (4890) che richiede „cambiare metodo“ (4900) e „ripetere esperimenti“ (4890) fino a „afferrare la verità“ (4900), data „l’affinità tra i gas“ (4889) che ne rende difficile la separazione completa.


Note

24. Il principio del calorimètre: isolamento termico e misurazione del calore latente

Dall’osservazione della fusione della ghiaccio alla costruzione di uno strumento per quantificare il calore.


Sommario

Il testo descrive il comportamento termico di una massa di ghiaccio immersa in un ambiente a temperatura superiore, evidenziando come essa „rimanga costantemente a zero gradi […] fino a che l’ultimo atomo di ghiaccio sia fuso“ (5012). Il fenomeno si spiega con l’assorbimento del „calorico“ (calore) ambientale, impiegato esclusivamente per „convertire [la ghiaccio] in acqua“ (5013) senza alterarne la temperatura interna. Questo principio viene esteso a una „sfera di ghiaccio cava“ (5015), dove il calore esterno „non penetra all’interno“ (5016) e quello interno „non si disperde all’esterno“ (5017), ma fonde strati successivi di ghiaccio fino al raggiungimento dell’equilibrio termico. L’acqua prodotta dalla fusione „è proporzionale alla quantità di calorico persa“ (5018) dal corpo raffreddato, offrendo una „misura precisa“ del calore ceduto.

La seconda parte introduce il „calorimètre“ (5020), uno strumento progettato per replicare il modello della sfera di ghiaccio in condizioni pratiche. Esso è composto da tre „capacità“ concentriche (5024): quella „interiore“ (5025-5028) ospita il corpo in esame; quella „media“ (5029-5030) contiene il ghiaccio che fonde assorbendo il calore del corpo; quella „esterna“ (5031-5033) isola il sistema dall’ambiente. L’acqua di fusione, raccolta in un recipiente, „misura esattamente il calorico disperso“ (5036) durante il raffreddamento. Il funzionamento richiede precauzioni come l’uso di ghiaccio „non al di sotto di zero“ (5045) e un’ambiente „a temperatura non inferiore a zero“ (5044), per evitare interferenze. Vengono descritte varianti dello strumento per esperimenti con „combustione“ (5057) o „respirazione“ (5057), dove l’aria viene pre-raffreddata a zero gradi per „evitare errori“ (5058).

Il testo si chiude con applicazioni pratiche: la determinazione del „calore specifico“ (5053) di solidi e fluidi, la misurazione del calore „delle combinazioni chimiche“ (5055) o „della condensazione dei vapori“ (5064). L’unità di misura adottata è „la quantità di calorico necessaria a fondere una libbra di ghiaccio“ (5066), equivalente al calore richiesto per innalzare „l’acqua da zero a 60 gradi“. Le esperienze, sebbene forniscano „risultati relativi“ (5065), permettono confronti precisi tra fenomeni termici diversi.


25. Tecniche di frantumazione, setacciatura e lavaggio: dalla riduzione meccanica alla selezione delle particelle

Metodi artigianali e laboratoriali per dividere, omogeneizzare e classificare materiali solidi secondo granulometria e densità.


Didascalia

Dalla grattugia ai tamis composti, dall’acqua ai vasi di decantazione: strumenti e procedimenti per ottenere polveri uniformi, escludere contaminazioni e separare miscele eterogenee in ambito alimentare, farmaceutico e minerario.


Sommario

Il blocco descrive processi meccanici e chimico-fisici per frantumare materiali di natura diversa, selezionare le particelle per dimensione e purificarle. La riduzione avviene tramite metodi distinti a seconda della consistenza: i metalli vengono „versati in acqua“ per ottenere graniglia (5119), mentre sostanze „polpose e fibrose“ come „frutta, patate, radici“ si trasformano in poltiglia mediante „una grattugia“ (5120–5122), strumento ritenuto di uso comune („tutti conoscono la grattugia“ – 5123). La scelta dei materiali degli utensili non è neutrale: il rame è bandito per „tutto ciò che riguarda alimenti e farmacia“ (5124), mentre per sostanze acide si preferiscono mortai in „legno durissimo“ (come il guaiaco), porcellana o granito (5125).

La frantumazione produce però „un miscuglio di molecole di diverse grandezze“ (5130), problema risolto con la setacciatura: tamis in crine, seta o pelle forata (usati anche per „polvere da sparo“ – 5135) permettono di isolare le particelle più grossolane, da ripassare al pestello (5131–5133). Per materiali „leggeri, preziosi o nocivi“ si adottano tamis a tre pezzi (coperchio, fondo, setaccio) per evitarne la dispersione (5136–5139). Il lavaggio con acqua o liquidi rappresenta un metodo ancora più preciso per ottenere polveri omogenee: la decantazione ripetuta separa i sedimenti „per gradi di finezza“ (5141–5144), mentre nello sfruttamento minerario si sfrutta la „pesanteur spécifique“ per distinguere materiali della stessa granulometria (5145). Gli strumenti variano da „terrine di grès“ a „barattoli di vetro“ a seconda del contesto (5146).


26. Tecniche di separazione dei liquidi: dal sifone alla filtrazione in laboratorio e uso domestico

Procedimenti meccanici e strumenti per la depurazione di soluzioni, tra metodi artigianali e accorgimenti chimici.


Sommario

Il blocco descrive due metodi fondamentali per separare liquidi da sedimenti o impurità: il sifonaggio e la filtrazione, illustrandone principi, attrezzature e varianti per contesti diversi. Il sifone, tubicino di vetro ricurvo, sfrutta i principi idrostatici per trasferire la liqueur“ senza disturbare le dépôt sul fondo, richiedendo l’aspirazione manuale dell’aria tramite un tubicino ausiliario per avviare il flusso (on suce avec la bouche). La filtrazione, invece, adotta un tamis très-fin (il filtro) per trattenere molécules solides très-fines mentre i fluidi passano: si usano materiali porosi come étoffes épaisses (lana), papier non collé o sable de rivière a seconda della scala e del tipo di soluzione. In laboratorio, la chausse conica in stoffa o gli imbuti con bandes de verre (rognure piegate) ottimizzano il drenaggio, evitando che il papier mouillé ostruisca il passaggio (la filtration devient excessivement lente). Per liquidi viscosi (es. siero di latte) o alcolici, si ricorre a coagulanti come blanc d’œuf o colle de poisson per aggregare le impurità prima della filtrazione. Nei casi estremi (acidi concentrati), si sostituisce il carta con verre pilé o quartz concassé. L’applicazione domestica è esemplificata dalla depurazione dell’acqua fluviale tramite sabbia, scelta per la sua figure arrondie e l’assenza di substance soluble che potrebbe contaminare il filtrato. Il testo sottolinea anche la manutenzione dei filtri (laver dans plusieurs eaux successives) per evitarne l’intasamento.


27. Differenze tra soluzione e dissoluzione: meccanismi, fenomeni termici e tecniche operative

La distinzione tra agenti meccanici e chimici applicata ai processi di divisione molecolare, con focus sulla soluzione dei sali e sulle variabili che ne regolano la dinamica: temperatura, interazione con l’acqua e il calorico, cristallizzazione.


Sommario

Il blocco definisce una teoria della soluzione dei sali come processo distinto dalla dissoluzione, sottolineando che «les molécules salines sont simplement écartées les unes des autres, mais ni le sel, ni l’eau n’éprouvent aucune décomposition» («le molecole saline sono semplicemente allontanate le une dalle altre, ma né il sale né l’acqua subiscono alcuna decomposizione»). La soluzione avviene per azione congiunta di acqua e calorico, mentre la dissoluzione — ad esempio di metalli in acidi — implica «décomposition de l’acide, ou décomposition de l’eau» («decomposizione dell’acido o dell’acqua»), con formazione di ossidi e sviluppo gassoso.

La trattazione si articola in quattro momenti:

  1. Meccanismi fisici: la liquificazione dei sali per effetto termico è paragonata a quella del ghiaccio, con «emploi de calorique au moment où le sel se fond» («impiego di calorico nel momento in cui il sale si fonde») e rilascio durante la solidificazione. La solubilitá varia in funzione della temperatura e della natura del sale: «la solubilité d’un sel à chaud et à froid est d’autant plus grande qu’il est plus soluble par le calorique» («la solubilitá di un sale a caldo e a freddo è tanto maggiore quanto più è solubile per effetto del calorico»).
  2. Tecniche operative: la lessiviazione separa sostanze solubili da insolubili mediante lavaggi successivi, ottimizzati con «très-grandes quantités d’eau» («grandi quantità d’acqua») fino a esaurimento del soluto, verificato con l’areometro. Gli strumenti — dai cuviers in legno ai filtri di carta — adattano il metodo alla scala (artigianale, laboratorio, industriale).
  3. Evaporazione: processo per isolare il soluto dall’acqua, accelerato dal calorico e ostacolato da correnti d’aria fredda che «enlèvent du calorique à l’eau» («sottraggono calorico all’acqua»). I recipienti ideali (capsule di vetro, fondi di cornue) resistono a sbalzi termici, mentre il bain de sable è sconsigliato per il rischio di rottura asimmetrica.
  4. Cristallizzazione: inverso della soluzione, dipende dalla «force d’attraction» («forza di attrazione») tra molecole. La regolarità dei cristalli richiede raffreddamento lento e assenza di agitazione; «il y a dégagement de calorique» («c’è rilascio di calorico») durante la transizione allo stato solido, confermando il ruolo duplice di acqua e temperatura.

Note


28. Tecniche di condensazione e distillazione: dal refrigerante al serpentinato e oltre

Processi di raffreddamento, condensazione e separazione dei prodotti volatili nelle operazioni di distillazione, con particolare attenzione agli apparati tradizionali e alle loro limitazioni.


Il sommario descrive un sistema di distillazione basato sulla gestione dei vapori e dei gas, dove l’“acqua del refrigerante” (5399) svolge un ruolo chiave nel mantenere temperature inferiori ai punti di ebollizione delle sostanze coinvolte, come l’“alcol a 67 gradi” o “l’etere a 32” (5400). L’inefficacia del solo refrigerante nelle “liqueurs très-expansives” (5401) impone l’uso del “serpentin” (5402-5406), un “tuyau tourné en spirale” (5404) immerso in un “seau de cuivre” (5405) per condensare i vapori residui. Si evidenzia l’uso di “allonge” (5408) per “séparer des produits de différens degrés de volatilité” (5410) o per “éloigner le récipient du fourneau” (5410), soluzioni che però “sont bien éloignés de répondre aux vues de la Chimie moderne” (5411).

La sezione introduce poi la “sublimazione” (5415), definita come “distillation des matières qui se condensent dans un état concret” (5415), con esempi come “le soufre” o “le sel ammoniac” (5415), e descrive apparati specifici come gli “aludels” (5417) o le “fiole à médecine” (5418). Si sottolinea la necessità di “appareils pneumato-chimiques” (5419) per “conserver tous” i prodotti (5419), anticipando la transizione verso “distillations composées” (5424), dove “il y a décomposition absolue de la substance” (5428). Qui, “une portion telle que le charbon demeure fixe” (5428), mentre “le reste se réduit en gaz d’un grand nombre d’espèces” (5428), alcuni “susceptibles de se condenser” (5429), altri “demeurent constamment dans l’état aériforme” (5429).

L’apparecchiatura descritta (5433-5439) prevede “une cornue de verre” (5433) collegata a “trois autres bouteilles” (5435) contenenti “eau distillée” e “potasse caustique” (5436) per assorbire selettivamente i gas, mentre “ce qui n’est absorbable par aucune substance” (5429) viene raccolto “sous une cloche de verre” (5435). Il bilancio di massa “doit être le même avant & après l’opération” (5440), con tolleranze minime (“6 ou 8 grains par livre” – 5441). Le “difficultés presqu’insurmontables” (5442) legate a “réabsorptions de gaz” (5443) vengono mitigate con “tubes capillaires” (5444) che “remplacent le vuide” (5444), evitando il fallimento dell’esperimento.


29. Apparecchiature per la raccolta e l’analisi dei gas: metodi storici, limiti e soluzioni tecniche

Dalle prime intuizioni di Cavendish e Priestley agli accorgimenti per isolare e misurare i gas in laboratorio.

Il blocco descrive i metodi e gli strumenti impiegati per raccogliere, manipolare e analizzare i gas in ambito chimico-sperimentale, con particolare attenzione alle soluzioni adottate per superare i limiti degli apparati iniziali. Si parte dagli esperimenti pionieristici di „M. Cavendish & M. Priestley“, che „imaginèrent des appareils simples pour recueillir ces fluides élastiques“ («hanno immaginato apparati semplici per raccogliere questi fluidi elastici»), come bottiglie con tubi ricurvi immersi in acqua (5471–5473), per poi elencare i „trois inconvéniens“ («tre inconvenienti») principali: perdita di gas per effervescenza precoce (l’effervescence commence souvent avant qu’on ait eu le tems de boucher la bouteille; „l’effervescenza inizia spesso prima che si abbia il tempo di turare la bottiglia), contaminazione dell’acido per distillazione (une partie de l’acide qui se distille & qui se mêle avec l’eau; „una parte dell’acido che si distilla e si mescola con l’acqua), e assorbimento dei gas solubili da parte dell’acqua della vasca (l’eau de la cuve absorbe tous les gaz susceptibles de se combiner avec l’eau; „l’acqua della vasca assorbe tutti i gas suscettibili di combinarsi con l’acqua – 5474–5477).

Vengono quindi illustrate le modifiche apportate per ovviare a tali problemi: l’uso di bottiglie a due colli con imbuti sigillati (5478–5480), tubi capillari per dosare con precisione i reagenti (un tube recourbé DEFG terminé en D par une couverture capillaire; „un tubo ricurvo DEFG terminante in D con un cappuccio capillare – 5482–5484), e l’aggiunta di bottiglie con alcali per assorbire gas specifici come l’anidride carbonica (une bouteille L à deux gouleaux dans laquelle on met de l’alkali pur“; „una bottiglia L a due colli in cui si mette alcali puro – 5488–5489). Il testo prosegue con la descrizione di apparati dedicati a fermentazioni (vineosa e putrida) e alla decomposizione dell’acqua, sottolineando l’importanza critica dei „luts“ (sigillanti) per garantire l’ermeticità dei sistemi (il n’est donc point d’opération qui demande plus de soins & d’attention“; „non esiste operazione che richieda più cura e attenzione“ – 5579). Si dettagliano infine le procedure per preparare e applicare i sigillanti (grassi o a base di cera), le precauzioni per evitarne il cedimento (il faut bien prendre garde [...] d’ébranler tous les autres“; „bisogna fare attenzione [...] a non scuotere gli altri“ – 5574), e le alternative sperimentali, come l’uso di colonne di mercurio per sostituire i sigillanti tradizionali (5582–5590).

Il tema minore ricorrente è la ricerca della precisione quantitativa (on ne peut plus déterminer les quantités avec exactitude; „non si possono più determinare le quantità con esattezza“ – 5475), che guida sia le modifiche strutturali degli apparati sia l’adozione di materiali e tecniche sempre più raffinati, come i tubi di rame per decomporre l’alcol (très-commode pour opérer la décomposition de l’alkool“; „molto comodo per operare la decomposizione dell’alcol“ – 5529).


30. Apparecchi e metodi per la combustione controllata di sostanze organiche e metalli: analisi sperimentali e limiti tecnici

Dalla combustione del carbone alla sintesi dell’acqua: dispositivi, osservazioni e ostacoli nella chimica pneumatica del XVIII secolo.


Sommario

Il blocco descrive una serie di apparati e procedure sperimentali progettati per studiare la combustione di sostanze organiche (carbone, olii, alcol, etere) e metalli, con l’obiettivo di analizzare i prodotti risultanti (acido carbonico, acqua, ossidi) e determinare le proporzioni degli elementi coinvolti. Le operazioni si basano su principi di isolamento, controllo del flusso gassoso e misurazione quantitativa, spesso tramite dispositivi come gazometri, bocali ermeticamente chiusi con mercurio, serpentine di condensazione e bottiglie di alcali.

La combustione del carbone (5680–5690) avviene in un forno immerso in un recipiente d’acqua o ghiaccio per regolarne la temperatura, con un sistema di tubi che permette di osservare l’accensione („on peut voir si le charbon est allumé“) e di convogliare l’aria esausta attraverso soluzioni alcaline per catturare l’„acide carbonique“. L’apparecchio consente di misurare „le poids du charbon“, „la quantité d’air employée“, „l’augmentation de poids des bouteilles qui contiennent la potasse“, fornendo „toutes les données nécessaires pour obtenir une analyse complette de l’air atmosphérique & du charbon“. Si accenna anche alla possibilità di adattare il dispositivo per studiare „les principaux phénomènes de la respiration“.

Per gli oli (5694–5744), la complessità aumenta a causa della loro composizione (carbonio e idrogeno), che genera „de l’eau, du gaz acide carbonique & du gaz azote“. L’apparecchio include un bocal con coperchio a tenuta stagna (sigillato da una „rigole xxxx“ riempita di mercurio), una lampada a stoppino regolabile (con sifone per l’olio e tubi per l’aria), e un sistema di condensazione a serpentina e sali deliquescenti per separare l’acqua formatasi. Nonostante le precauzioni, „il n’a pas encore été possible d’obtenir des résultats rigoureusement exacts“, a causa di perdite minime durante le fasi di assemblaggio.

La combustione dell’alcol (5749–5772) presenta rischi di detonazione (une détonation violente qui enleva la cloche), soprattutto se operata in „gaz oxygène“ o con vapori accumulati. Gli esperimenti in vasi aperti (come l’apparecchio di „pl. IX, fig. 5“) sono preferiti per sicurezza, sebbene meno precisi. Analogamente, l’etere (5774–5793) richiede un dispositivo che ne vaporizzi la miscela con aria, ma „la flamme étoit si mobile“ da spegnersi facilmente, ostacolando la combustione completa.

La sezione sul gas idrogeno (5794–5839) illustra un apparato per la sintesi dell’acqua, dove „100 parties d’eau en poids sont composées de 85 d’oxygène & de 15 d’hydrogène“. La combustione avviene in un pallone con „deux gazomètres“ (per ossigeno e idrogeno) e un sistema di „tube déliquescent“ per asciugare i gas. L’accensione è innescata da „une étincelle électrique“, ma la presenza di „gaz azote“ residuo limita la durata della reazione. Un alternativa didattica (5829–5839) è il serpente a condensazione di Meusnier, dove l’acqua prodotta dalla combustione dell’alcol viene raccolta in una bottiglia, dimostrando „un résultat très-frappant“ per scopi dimostrativi.

Infine, l’ossidazione dei metalli (5841–5884) viene analizzata in vasi chiusi (cornue, campane di vetro) o con soffi d’aria/ossigeno per accelerare il processo. Si evidenzia come „l’augmentation de poids“ dei metalli durante la calcinazione sia dovuta all’assorbimento di „oxygène“, e si descrivono metodi per misurare il volume d’aria consumato (es. „une cloche de cristal plongée dans un bassin plein d’eau“). L’ossido di mercurio è citato come caso esemplare per la „revivification“ (riduzione) che restituisce ossigeno puro.


Note

Riferimenti impliciti

31. La fusione e i forni nella pratica chimica: tecniche, strumenti e adattamenti operativi

Dall’uso controllato del calore alle soluzioni strutturali per esperimenti di precisione

Il testo delinea il ruolo centrale della fusione come procedimento chimico, capace sia di preservare la natura dei corpi sia di decomporli o ricomporli: „la fusion puisse souvent avoir lieu sans que le corpo [...] change de nature, cette opération est cependant aussi un des moyens de décomposition“. Vengono illustrate le sue applicazioni pratiche — estrazione metallica, produzione di vetro, leghe, smalti — sottolineando come la preferenza per metodi „umidi“ rispetto a quelli „a secco“ sia frutto di una „rigueur“ sperimentale moderna, che ricorre al calore solo dopo aver esaurito alternative meno invasive. La trattazione si sofferma poi sui forni, strumenti essenziali la cui „bonne ou mauvaise construction“ determina l’esito delle operazioni: si descrivono modelli base (a cilindro con griglia e cendrier) e avanzati (a riverbero, con dôme per massimizzare la distribuzione del calore), evidenziando come le varianti strutturali — aperture regolabili, spazi per il passaggio d’aria, accorgimenti per evitare sbalzi termici — rispondano a esigenze specifiche, dalla fusione di metalli a basso punto di liquefazione („plomb, étain, bismuth“) alla distillazione in cornue, dove „la chaleur à environner de toutes parts“ impedisce la condensazione prematura dei vapori. Emergono temi minori come l’uso di lut (miscugli di argilla, sabbia e materiali organici) per proteggere i recipienti, la gestione dei flussi d’aria per modulare l’intensità del fuoco, e l’adattamento delle dimensioni degli strumenti alle scale operative, con avvertimenti pratici: „il faut qu’il y ait toujours un espace suffisant pour le passage de l’air“, „les cornues trop grosses“ compromettono l’efficacia. La selezione dei materiali (terre refrattarie, frammenti di grès) e le tecniche di applicazione riflettono la necessità di bilanciare resistenza termica, porosità e tenuta ai gas, con soluzioni che „forment une double cornue“ quando il vetro cede al calore.


32. Principi costruttivi e ottimizzazione dei forni da fusione: dinamiche termiche e soluzioni pratiche

Dalla teoria della circolazione d'aria alla progettazione di strutture efficienti: criteri per massimizzare l’intensità del calore e adattare i forni a usi specifici.

Il blocco descrive i principi fisici e le soluzioni tecniche alla base della progettazione dei forni da fusione, con particolare attenzione alla circolazione dell’aria come elemento chiave per intensificare la combustione. Si parte dall’osservazione che „l’air ne circule dans un fourneau que parce qu’il s’échauffe en passant à travers les charbons“ e che „la force avec laquelle l’air sera obligé de passer à travers les charbons, sera mesurée par la différence de pesanteur spécifique“ tra colonne d’aria fredda e calda. La struttura del forno viene quindi ottimizzata per sfruttare questo principio: l’aggiunta di un „tuyau creux“ (camino) prolunga il percorso dell’aria calda, „augmente la rapidité du courant d’air“ e di conseguenza „il y aura plus de combustion“, ma con limiti pratici, poiché „si le tuyau étoit prolongé à un certain point, on arriveroit à un terme où la pesanteur spécifique de l’air seroit égale en-dedans & en-dehors“, vanificando l’effetto. Si sottolinea l’importanza dei materiali (la terre cuite est beaucoup préférable à la tôle) e della forma (le foyer du fourneau étant l’endroit le plus chaud […] cette partie du fourneau doit être aussi la più volumineuse), descrivendo infine un modello specifico a „forme d’un sphéroïde elliptique“ con griglia a „claire-voie“ e camino in terracotta lungo 18 piedi.

Il testo accenna anche a usi specializzati, come il „fourneau de coupelle“ per l’analisi dei metalli preziosi, dove „le plomb ne peut s’oxider qu’avec le contact de l’air“ non alterato dalla combustione. Qui si evidenzia il conflitto tra la necessità di „grande violence du feu“ e l’esigenza di evitare „l’air devenu incombustible par son passage à travers les charbons“, richiedendo „un appareil particulier“ che garantisca entrambe le condizioni. Il sommario si chiude con una nota sull’incertezza residua: „on ne connoît point le rapport qu’on doit observer entre les ouvertures inférieures & supérieures d’un fourneau“, lasciando spazio a miglioramenti empirici.


33. Il forno a coppella: struttura, limiti e innovazioni con l’ossigeno

Descrizione di un apparato per la fusione metallica tra tradizione e sperimentazione con gas combustibili.


Struttura e funzionamento del forno a coppella

Il testo definisce il „fourneau de coupelle“ (6090) come un dispositivo „di forma comunemente quadrata“ (6091), composto da „cendriera, focolare, laboratorio e cupola“ (6095). Al suo interno, una „mouffle“ (6096), descritta come „un piccolo forno di terracotta“ (6097) chiuso e sigillato con „argilla diluita“ (6098), ospita le „coppelle“ (6099) per la calcinazione metallica. Il processo richiede „carbone sopra e sotto la mouffle“ (6100), con „aria che penetra dalla porta GG“ (6101) per sostenere l’ossidazione, sebbene la struttura presenti „due inconvenienti principali“ (6103): la „lenta ossidazione“ con porta chiusa e il „raffreddamento del metallo“ se aperta, che „sospende l’operazione“ (6103). Si propone una soluzione con „un flusso d’aria esterna riscaldata“ (6104-6105) per evitare „il raffreddamento interno“ (6105).


Metodi alternativi e uso dell’ossigeno

Il testo accenna a „principi simili“ adottati da „M. Sage“ (6106), che utilizza „una piccola mouffle di porcellana“ (6107) e „un soffietto manuale“ per „accelerare la coppellazione“ (6107). La sezione successiva (6110-6130) si concentra su „metodi per aumentare l’azione del fuoco“ (6110) sostituendo „l’ossigeno all’aria atmosferica“ (6110). Gli esperimenti con „vesciche riempite di ossigeno“ (6115) e un „gazometro“ (6118) permettono di „fondere platino grezzo“ (6116) con „facilità“ (6116), superando i limiti di „lenti ardenti“ (6111) e „specchi concavi“ (6113), „costosi e poco pratici“ (6112). La tecnica prevede „un tubo di rame o argento“ (6120) che dirige „un getto rapido di ossigeno“ (6123) su „un incavo nel carbone“ (6122), mentre per „sali, vetri e smalti“ (6125) si usa „una lampada da smaltatore“ (6126) con „supporti in osso calcinato o porcellana“ (6129). L’ossigeno „a pressione controllata“ (6118) garantisce „un flusso continuo e veloce“ (6118), sebbene „meno intenso“ (6128) con la lampada.


Note

(6109)

Il simbolo „§. III“ segna un cambio tematico verso „l’uso dell’ossigeno“ (6110), distinguendo la trattazione strutturale (6090-6108) da quella sperimentale (6110-6130).

(6124-6125)

La distinzione tra „corpi compatibili con il carbone“ (6124) e „sostanze decomposte dal carbone“ (6125) giustifica l’adozione di „metodi alternativi“ (6126).


34. Tabelle di conversione tra unità di peso e frazioni decimali della libbra

Sistemi di equivalenza tra grani, once, gros e frazioni decimali della libbra, con applicazioni a misure idriche e volumetriche.


Sommario

Il blocco presenta un insieme sistematico di „fractions décimales de livre correspondantes“ („frazioni decimali della libbra corrispondenti“) organizzate in tabelle che correlano unità di peso tradizionali — come „grains poids de marc“ („grani di peso di marco“), „gros“ e „onces“ („once“) — ai loro equivalenti in notazione decimale. Le sequenze numeriche (es. „1 0,000108507“, „25 0,002712675“) stabiliscono proporzioni fisse, mentre le sezioni finali estendono il sistema a conversioni tra „pouces cubes“ („pollici cubi“) e „grains d’eau“ („grani d’acqua“), introducendo un legame tra peso e volume per liquidi. Ricorrono indicazioni procedurali come „Pour les Gros“ („Per i Gros“), „Pour les Onces“ („Per le Once“) e „Table pour convertir les fractions décimales de livre en fractions vulgaires“ („Tabella per convertire le frazioni decimali della libbra in frazioni volgari“), a sottolineare la finalità pratica di strumenti per calcoli commerciali o scientifici. Le tabelle includono anche suddivisioni minori (es. „millionièmes de livre“„milionesimi di libbra“), evidenziando un’approssimazione progressiva per usi specializzati.


35. Tavole di conversione e pesi dei gas: misure francesi e dati sperimentali del XVIII secolo

Corrispondenze volumetriche, unità di misura storiche e valori di densità per gas atmosferici e composti gassosi.

Sommario

Il blocco presenta una sezione tecnica dedicata alla quantificazione di volumi e pesi di gas, organizzata in due parti distinte ma complementari. La prima elenca le „pouces cubiques françois correspondans“ (pollici cubi francesi corrispondenti) e le „onces, mesure de M. Priestley“ (once, misura del sig. Priestley), introducendo una tabella numerica che associa valori progressivi (da 1 a 1000) ai loro equivalenti in pollici cubi: ad esempio, „1 1,567“, „10 15,670“, „1000 1567,000“. La seconda parte, intitolata „Table des pesanteurs des différens gaz“ („Tabella dei pesi dei diversi gas“), specifica i dati per „28 pouces de pression & à 10 degrés du thermomètre“ („28 pollici di pressione e 10 gradi del termometro“), suddividendo i gas (Air atmosphérique, „Gaz oxigène, „Gaz hydrogène“ ecc.) in colonne che ne indicano il „poids du pouce cube“ („peso del pollice cubo“) e il „poids du pied cube“ („peso del piede cubo“), espressi in „grains“, „onces“ e „gros“. Le „Observations“ rimandano sistematicamente a „D’après mes expér.“ („Secondo i miei esperimenti“), suggerendo un’origine empirica dei valori. Tematiche minori includono il riferimento a unità di misura storiche (la „mesure de M. Priestley“) e la standardizzazione delle condizioni di pressione e temperatura per la rilevazione.


36. Tabella comparativa dei pesi specifici: metalli, pietre preziose e materiali minerali secondo Brisson e Kirwan

Dati tecnici estratti dall’opera di M. Brisson con riferimenti a M. Kirwan per gas e metalli.


Sommario

Il blocco presenta una tabella sistematica di pesi specifici, suddivisa per categorie omogenee: sostanze metalliche (Substances métalliques), pietre preziose (Pierres précieuses), pietre silicee (Pierres siliceuses), pietre calcaree (Pierres calcaires), materiali vulcanici (Pierres de volcans) e prodotti artificiali (Vitrifications artificielles). Ogni categoria elenca varietà, peso specifico (Pesanteur spécifique), peso al pollice cubo (Poids du pouce cube) e peso al piede cubo (Poids du pied cube), espressi in once (onc.), grammi (g.), granelli (gr.) e libbre (livres). I valori sono spesso affiancati da note attributive (D’après M. Kirwan, fondu & forgé, Oriental), che ne specificano lo stato o la provenienza. Tra i temi minori emergono:

Le misurazioni riflettono un approccio empirico-preindustriale, con unità di misura ottocentesche e una attenzione alla provenienza geografica (du Dauphiné, de Cornouailles) e allo stato fisico (fondu, écroui, purifié). La struttura tabellare, ripetuta per ogni categoria, suggerisce un uso pratico in ambiti minerari, orafi o edili, dove la conoscenza dei pesi specifici era cruciale per valutazioni commerciali o tecniche.


37. Catalogo sistematico di resine, gomme, succhi, cere e legnami: proprietà, origini e classificazioni mercantili

Elenco ragionato di sostanze naturali tra resine aromatiche, gomme vegetali, derivati animali e essenze legnose, con annotazioni numeriche di riferimento e denominazioni d’uso commerciali o geografiche.


Sommario

Il blocco documenta una classificazione metodica di materiali organici di origine vegetale e animale, suddivisi in quattro macro-categorie: resine e gomme (aromatiche, elastiche, trasparenti o opache), succhi vegetali addensati, cere e grassi di derivazione animale, legnami distinti per specie e parte anatomica. Le voci sono elencate con nomenclature specifiche — spesso binomiali (es. «résine ou gomme copale opaque» per la (6810), «gomme de Bassora» per la (6847)) — e accompagnate da sequenze numeriche che ne codificano probabilmente qualità, provenienza o parametri commerciali. Emergono temi minori come la provenienza geografica («gomme copale de Madagascar» (6812), «scammonée d’Alep» (6837)), la destinazione d’uso (es. «labdanum in tortis» (6818), forse una preparazione specifica), e distinzioni qualitative tra varianti della stessa sostanza («résine ou gomme animée d’Orient» (6815) vs «d’Occident» (6816)).

Le resine dominano la prima parte, con menzioni di prodotti come «storax» (6809), «mirrhe» (6835) o «opopanax» (6842), spesso legati a usi farmaceutici, rituali o artigianali. Seguono le gomme, dalle «gommes-résines» generiche (6828) a tipologie specializzate («gomme séraphique» (6830), «gomme adraganthe» (6846)), fino ai succhi induriti («suc de réglisse» (6851), «suc d’acacia» (6852)) e ai grassi animali («blanc de baleine» (6867), «lard» (6873)), questi ultimi con possibile riferimento a usi industriali o alimentari. La sezione sui legnami (6876–6903) elenca specie arboree («chêne de 60 ans» (6876), «if de Hollande» (6900)) specificandone parti prelevate («le cœur», «le tronc») e, in alcuni casi, l’età o la provenienza. Le annotazioni numeriche — forse prezzi, pesi o classificazioni doganali — suggeriscono un contesto mercantile o tassonomico, mentre l’eterogeneità delle voci (dall«indigo» (6860) al «roucou» (6861)) indica un repertorio enciclopedico o un inventario di beni scambiabili.


Note

Formato delle voci

Ogni voce è composta da:

  1. Identificativo numerico (es. 6804).
  2. Denominazione in francese, talvolta con specifiche («transparente», «élastique»).
  3. Sequenza numerica a 5–7 cifre (es. «5 40 75 1 3 28» per «arcançon» (6805)), di funzione non esplicitata.
Termini tradotti

38. Trattato sistematico sugli acidi: metodi, proprietà e affinità chimiche

Panoramica delle fonti, delle tecniche estrattive e delle caratteristiche distintive degli acidi organici e inorganici nel contesto della chimica ottocentesca.

Il blocco descrive una classificazione metodica di acidi derivati da fonti vegetali, animali e minerali, con particolare attenzione ai processi di estrazione, alle combinazioni tabellari e alle proprietà fisico-chimiche. Ogni acido è presentato secondo uno schema ricorrente: origine („Se tire de la chrysalide du ver à soie“ / «Si ottiene dal bozzolo del baco da seta»; „On le retire du jus de citron“ / «Si estrae dal succo di limone»), metodi di isolamento („Moyens de l'obtenir“ / «Modi per ottenerlo»), stato naturale („Très-abondamment répandu dans la nature“ / «Molto abbondante in natura»; „Il est naturellement sous forme de gaz“ / «Si trova naturalmente in forma gassosa») e affinità con altri composti („Il peut être regardé comme un mêlange d'acide oxalique & d'acide malique“ / «Può essere considerato una miscela di acido ossalico e malico»). Emergono temi minori come la volatilità („Il est plus volatil que l'acide muriatique ordinaire“ / «È più volatile dell’acido muriatico ordinario»), la decomposizione („On pourroit tenter de le décomposer par les affinités doubles“ / «Si potrebbe tentare di decomporlo tramite affinità doppie») e le applicazioni pratiche („Sa décomposition seroit bien importante pour les arts“ / «La sua decomposizione sarebbe molto importante per le arti»).

Le descrizioni includono osservazioni sulle basi sconosciute („Son radical est inconnu“ / «Il suo radicale è ignoto»; „Son radical paroît être composé de carbone, d'hydrogène & peut-être de phosphore“ / «Il suo radicale sembra composto da carbonio, idrogeno e forse fosforo») e sulle reazioni specifiche („Les métaux s'oxident dans cet acide avant de s'y dissoudre“ / «I metalli si ossidano in questo acido prima di dissolversi»). Alcuni acidi sono caratterizzati da analogie strutturali („Il est très-analogue à l'acide oxalique“ / «È molto simile all’acido ossalico») o da proprietà intermedie („Tient le milieu entre l'acide oxalique & l'acide acéteux“ / «Occupa una posizione intermedia tra l’acido ossalico e quello acetoso»), mentre altri presentano rischi sperimentali („Explosion dans la rectification“ / «Esplosione durante la rettifica»). La trattazione evidenzia inoltre la centralità dell’ossigeno nelle combinazioni („C'est l'acide nitreux surchargé d'oxigène“ / «È l’acido nitroso sovraccarico di ossigeno») e la distinzione tra vie umide e secche („Ses propriétés, ses affinités différentes selon qu'on opère par voie sèche ou par voie humide“ / «Le sue proprietà e affinità variano a seconda che si operi per via secca o umida»).


39. Il calorico e le sue proprietà: equilibrio, stati e trasformazioni nei corpi

Il fluido invisibile che regola gli stati della materia, tra attrito molecolare e espansione termica.

Il sommario del blocco descrive il calorico come principio universale che determina la transizione dei corpi tra stati solidi, liquidi e aériformi, agendo in opposizione all’attrazione che tende a compattare le molecole. Il testo evidenzia come il calorico sia „la causa della calore“ („Cause de la chaleur“), un „fluido estremamente elastico“ („fluide très-subtil“) che „si accumula“ („s’y accumule“) negli interstizi molecolari, modificando le proprietà fisiche dei materiali. Si sottolinea che „tutti i corpi vi sono immersi“ („Tous les corps y sont plongés“), e che la sua presenza o assenza definisce fenomeni come la vaporizzazione (passage d’un fluide liquide à l’état aériforme“), la fusione (solution par le feu“) e la combustione (dégagement du calorique“).

Il blocco affronta inoltre il ruolo del calorico combinato e libero: il primo „tiene ai corpi per attrazione“ („Tient aux corps par l’attraction“), costituendone parte integrante, mentre il secondo „non è impegnato in alcuna combinazione“ („n’est engagé dans aucune combinaison“). Vengono menzionate le sue manifestazioni in processi chimici come la „decomposizione dell’acqua“ („décomposition de l’eau“), dove „l’idrogeno s’unisce al calorico“ („l’hydrogène s’unit au calorique“), e la „formazione dei gas“ („formation des gaz“), dove il calorico „fa l’officio di dissolvente“ („fait l’office de dissolvant“). Il testo accenna anche alle „correzioni barometriche“ („corrections barométriques“) necessarie per misurare i volumi gassosi, legate alla „pressione atmosferica“ („pression de l’atmosphère“), che „ostacola la vaporizzazione“ („met obstacle à la vaporisation“).

Temi minori includono la distinzione tra calore sensibile (effet produit sur nos organes“) e calore latente, nonché il riferimento agli „apparecchi“ („appareils“) progettati per misurare il calorico, come il calorimetro (instrument pour mesurer la quantité de calorique“). Il blocco si chiude con l’osservazione che il calorico, „il più elastico in natura“ („le plus élastique de la nature“), „può essere considerato in maniera astratta“ („peut être considéré d’une manière abstraite“), pur rimanendo un elemento concreto nelle reazioni chimiche.


40. Traité élémentaire di Lavoisier: fondamenti sperimentali, nomenclatura e innovazione metodologica nella chimica moderna

Un’analisi sistematica delle basi teoriche e pratiche che rivoluzionarono la chimica tra Sette e Ottocento, attraverso l’adozione di un metodo empirico rigoroso, la riforma del linguaggio scientifico e la progettazione di strumenti inediti per l’analisi dei corpi.


Il sommario delinea un’opera che si articola in tre parti fondamentali: una struttura progressiva che parte dai “corpi più semplici” e dalle “combinazioni di primo ordine” (7525) per giungere a “tutte le combinazioni di questi corpi semplici” (7526), inclusi i “composti salini neutri” (7527), e si conclude con la “descrizione degli apparati nuovi” (7528) ideati da Lavoisier stesso. Il trattato si distingue per l’“arte di fare esperienze veramente utili”, basata sul principio di “non lasciare sfuggire nulla, raccogliere tutto, pesare tutto” (7511), che diventa il perno di una “dottina nuova” (7514) sulla combustione, la calcazione dei metalli e la natura dell’acqua. Centrale è la critica alle ipotesi non fondate: Lavoisier esclude volutamente “la parte della Chimica più suscettibile di diventare un giorno una scienza esatta”, ossia “quella che tratta delle affinità o attrazioni chimiche”, perché “le dati principali mancano” o non sono “ancora abbastanza precisi” (7495). La sua cautela è motivata anche dal rispetto per i lavori contemporanei, come l’“articolo *affinità dell’Encyclopédie méthodique” curato da “M. de Morveau” (7496), cui riconosce un’“aveu che onora ugualmente chi lo ha fatto” (7497).

Il Discorso preliminare (7531) chiarisce che l’opera nasce dalla “necessità di legare le parole ai fatti” (7499), un principio che si traduce in una “nomenclatura metodica” capace di “guidare i passi di chi vuole studiare la Chimica” (7531). Lavoisier rifiuta le “idee vaghe” (7533) sui “quattro elementi” tradizionali, affermando che “probabilmente non conosciamo le molecole semplici e indivisibili” (7498), e propone invece di considerare “gli ultimi risultati” delle analisi come “sostanze semplici, o, se si vuole, elementi” (7498). La prima parte del trattato si concentra sulla “formazione dei fluidi aeroformi” (7536) e sulla “combustione dei corpi semplici”, introducendo concetti chiave come il “calorico” — descritto come “materia del calore” (7540) che “dilata tutti i corpi” (7541) — e la “forza repulsiva” che si oppone all’“attrazione” molecolare (7542). L’“aria atmosferica” viene scomposta in “due fluidi elastici differenti”: il “gas ossigeno” (0,27) e il “gas azoto” (0,73) (7558), mentre si dimostra come l’“ossigeno”, combinandosi con “solfuro, fosforo, carbone”, generi “acidi” (7564). La “nomenclatura degli acidi” (7565) riflette questa logica compositiva, dove “la desinenza variata” indica “la proporzione di ossigeno” (7567). Gli “apparati nuovi” (7487), illustrati da “incisioni curate” (7489) non opera di “un bulino mercenario”, ma frutto del “zelo e dei talenti vari del traduttore” (7490), permettono esperimenti a “temperature molto elevate” (7488) e confermano una “dottrina” che, “pur con molte lacune”, si avvicina “al grado di perfezione” della geometria (7531).


Note

Struttura dell’opera
Temi minori

41. La composizione chimica e il calore: ossidi, acqua e combustioni nei trattati di Lavoisier

Dalle proporzioni degli acidi alle misure del calorico: esperimenti, nomenclature e teorie sulla decomposizione dell’ossigeno e la formazione di composti.


Sommario

Il blocco descrive le ricerche di Lavoisier sulla decomposizione e combinazione dell’„ossigeno“ („gaz oxigène“), con focus su metalli, acqua e sostanze combustibili. Si apre con le „proporzioni d’azoto & d’ossigeno“ che costituiscono „l’acide du nitre“ (7569), per poi trattare la „décomposition du gaz oxigène par les métaux“ (7570), evidenziando come „l’affinité de ces corps pour l’oxigène“ sia spesso „plus faible que celle de celui-ci pour le calorique“ (7571). La nomenclatura viene aggiornata: i composti metallici con l’ossigeno, „n’étant pas des acides“, sono rinominati „oxides“ al posto di „chaux“ (7572), mentre „les détails de cette nomenclature“ sono riportati „à la fin de ce chapitre“ (7573).

Un nucleo centrale riguarda la „décomposition de l’eau“ (7574), dimostrata attraverso esperimenti con „charbon & fer“: l’acqua, „sans éprouver d’altération“ in un tubo vuoto (7575), si trasforma „en passant à travers le même tube chargé de charbon“, producendo „acide carbonique“ e „gaz inflammable“ (7576-7577). Ne deriva che „l’eau est donc composée“ di „oxigène“ e „hydrogène“ (7578-7579), quest’ultimo descritto come „principe radical de l’eau“.

La sezione sul „calorique“ (7580-7591) spiega come la „fixation de l’air vital“ rilasci calore, misurato tramite un „appareil ingénieux“ (7584) con „enveloppes de tôle garnies de glace“ (7585). Gli esperimenti mostrano che „une livre de phosphore“ fonde „100 livres de glace“ (7587), mentre il „gaz hydrogène“ ne fonde „295 livres“, con „une quantité de calorique“ che „reste dans l’eau“ (7590). Lavoisier ipotizza che tali misure potrebbero „être d’une grande utilité pour l’explication de beaucoup de phénomènes chimiques“ (7591).

Chiude una panoramica sulle „combinations des substances combustibles“ (7592), tra cui „alliages des métaux“ e „union du carbone & de l’hydrogène“ (7593), con „vues neuves“ su interazioni ancora „inconnue“ (7594). Il testo sottolinea come i capitoli precedenti abbiano analizzato „les substances combinées, une à une, avec l’oxigène“ (7595).


Note

Terminologia storica

„Air vital“ = ossigeno; „calorique“ = calore (teoria del fluido termico); „gaz inflammable“ = idrogeno.

Metodologia

Le misure del calore si basano sulla „quantité de glace fondue“ (7586), metodo indiretto per quantificare l’energia termica.

Riferimenti impliciti

Cavendish (7569), Wilcke e Laplace (7584) come precursori degli apparati sperimentali.


42. Principi chimici e composizione delle sostanze vegetali e animali: dalla teoria alla decomposizione

Dalla combinazione di pochi elementi alla complessità della materia organica: Lavoisier svela meccanismi, fermentazioni e reazioni attraverso l’analisi sistematica di ossidi, acidi e basi.


Sommario

Il testo illustra come tre o quattro corpi semplici uniti in diverse proporzioni — idrogeno, carbonio, ossigeno, azoto, fosforo e zolfo — bastino a spiegare la diversità delle materie vegetali, ossidi e acidi, nonché i composti più complessi che definiscono le sostanze animali. Lavoisier classifica tali materie come ossidi quando la quantità di ossigeno è troppo scarsa per conferire carattere acido, o come acidi se il principio ossigenato prevale, evidenziando come il fosforo e l’azoto ne alterino la natura avvicinandole al regno animale. Nonostante la ricchezza della natura nella varietà dei composti derivati da molto pochi elementi, l’autore rifiuta una nomenclatura eccessivamente articolata, preferendo i nomi dei tredici acidi vegetali e dei sei acidi animali per evitare un linguaggio barbaro.

La decomposizione termica di queste sostanze segue leggi precise: l’idrogeno e l’ossigeno tendono a formare gas, mentre il carbonio non possiede la stessa proprietà. A temperature crescenti, l’ossigeno si unisce all’idrogeno e forma acqua, il carbonio genera olio o si isola in carbone; a calore rosso, i composti si riducono a acido carbonico, acqua e carbone. L’azoto, il fosforo e lo zolfo, presenti nelle materie animali, complicano il processo, producendo ammoniaca durante la distillazione. Questi fenomeni, dovuti a cambiamenti di proporzioni e affinità per il calorico, si estendono alle fermentazioni — vineuse, putride e acetosa — un tempo inexplicabili, ora ricondotte a combinazioni ternarie che si trasformano in binarie: nella fermentazione alcolica, una grande parte del carbonio, unendosi a più ossigeno, diventa gas acido carbonico, mentre l’idrogeno, privato di ossigeno e unito a poco carbonio, forma alcol. Nonostante la teoria della putrefazione e dell’acetificazione appaia quasi semplice quanto quella vinosa, Lavoisier ammette che la Chimica non è altrettanto avanzata nella loro comprensione.


Note

Composizione e nomenclatura
Decomposizione e reazioni
Ipotesi e limiti

43. La sistematizzazione degli apparati e delle operazioni chimiche nel Traité élémentaire di Lavoisier

Strumenti, metodi e innovazioni tecniche per una scienza in rivoluzione

Il blocco descrive la terza parte del Traité élémentaire de Chimie (1789), dedicata agli «appareils & des opérations manuelles de la Chimie», dove Lavoisier delinea «combien la science a acquis de moyens» rispetto al passato. Il testo si concentra sulla «description des appareils» (7661), organizzati in otto capitoli che coprono strumenti per la misurazione (bilance idrostatiche, «gazomètre», «calorimètre»), operazioni meccaniche (triturazione, filtrazione), distillazioni «pneumato-chimiche» (7674) e apparati per alte temperature (fornaci, «air vital ou gaz oxigène» (7677)). Ogni sezione unisce «description sèche» (7679) a «observations intéressantes sur l'usage des instrumens» (7663), evidenziando come «les phénomènes qu'elles offrent à l'observateur» (7679) illuminino la teoria generale. Lavoisier giustifica la collocazione finale di questa parte: i dettagli pratici, «auroient détourné l'attention» (7662) se inseriti tra le sezioni teoriche, e presuppongono «connoissances qu'on n'a pu acquérir» (7662) solo dopo aver studiato i principi esposti in precedenza.

Il sommario sottolinea due temi minori: l’innovazione metodologica, con strumenti inediti come il «gazomètre» (7669) per misurare i gas o il «calorimètre» (7671) di Laplace, che «détermine la chaleur spécifique» (7670); e la funzione pedagogica delle «planches» (7681) e delle «tables» (7682), paragonate ai «logarithmes» (7683) per la loro «exactitude & la rapidité» nei calcoli. Le «notes qui accompagnent» (7659) i tabeloni dei sali neutri (7654) e le «courtes notices» (7659) sugli acidi «nouvellement découverts» (7657) completano un «corps d'ouvrage» (7695) che, come afferma Fourcroy, «recule de jour en jour ses bornes» (7698). La sezione si chiude con l’approvazione delle società scientifiche (7684, 7693), che riconoscono nel trattato un «nouvel ordre de choses» (7700), dove «la nomenclature, les faits, l'application de la méthode des Géomètres» (7700) fondano una «théorie nouvelle» (7695) in cui «les faits s'enchaînent» (7714).


Struttura della terza parte

Capitolo 1

Strumenti per «déterminer le poids absolu & la pesanteur spécifique» (7665): bilance di diversa sensibilità, «aréomètres», «poids en fractions décimales» (7667).

Capitolo 2

Apparecchi per «mesurer les gaz» (7668): «cuves pneumato-chimiques», «gazomètre» (7669), «ballon à peser les gaz» (7668).

Capitolo 3

«Calorimètre» (7671) di Laplace per la «chaleur spécifique» (7670) e il «calorique» nelle combustioni.

Capitolo 4-5

Strumenti per operazioni meccaniche (7672) e «écartement ou rapprochement des molécules» (7673): vasellame per soluzioni, cristallizzazioni, «distillation simple».

Capitolo 6-7

Apparecchi «pneumato-chimiques» (7674), «de Woulfe», per fermentazioni e «décomposition de l'eau» (7676); «luts» (7675) e fenomeni di combustione (fosforo, «gaz hydrogène» (7676)).

Capitolo 8

Tecniche per «hautes températures» (7677): «fusion», «creusets», «fourneaux», uso dell’«oxigène» per potenziare l’azione del fuoco.


Note

Riferimenti strumentali
Fonti istituzionali